I TALENTI COME DONO ALLA MIA COMUNITÀ

La Storia

Questa mia storia, che vuole raccontare la mia attività di “volontariato” nella mia comunità parrocchiale, affonda le sue radici nella mia famiglia, soprattutto nel ricordo di mio padre. Da lì è iniziata e ancora continua, anche se lui non è più con noi.

SILVA GIROMINI

L’esempio di mio padre, il suo sorriso e la voglia di impegnare parte del suo tempo al servizio della comunità, sempre a disposizione degli altri, senza aspettarsi nulla in cambio, e con una visione alta e allo stesso tempo pragmatica delle situazioni, è per me una guida costante. Porto con me ogni giorno i valori che mi ha trasmesso e che ho fatto miei, dedicando a mia volta gran parte del mio tempo libero alla mia comunità, con le mie capacità e i miei talenti. Credo che ogni persona ne abbia qualcuno, ed è un vero peccato tenerli nascosti, non coltivarli, sprecarli, o non metterli “al servizio” della collettività.
Così, giusto per fare un elenco non esaustivo di quello che facevo e ancora saltuariamente faccio, posso dire che ho quasi la pensione di anzianità come lettrice in chiesa (ho iniziato all’età di 10 anni con la mia Cresima); poi, più tardi, ho iniziato ad affiancare una persona anziana nell’insegnamento del catechismo (anche qui ce ne sarebbe da raccontare!, dico solo che non so da quanti anni sono catechista, ma mi ricordo perfettamente quando ho iniziato: quando un amico che oggi ha 32 anni faceva la quarta elementare); nel 2005, dietro proposta del parroco di allora, ho ricevuto l’investitura come Ministro Straordinario della Comunione, per portare l’Eucaristia agli anziani e ammalati.
Canto discretamente bene, anche se da un po’ il coro l’ho abbandonato e, non ultimo per importanza, collaboro a vario titolo con il parroco e le altre persone impegnate nelle attività liturgiche e organizzative (compresa la comunicazione digitale).
Qualcosa ho lasciato per motivi vari, ma riprenderò. Tornando alla mia storia, affronto questi impegni (e tutto il resto) con il sorriso di mio padre e con uno sguardo positivo a tutto ciò che mi accade quotidianamente.
La gratuità e l’umiltà sono due altri aspetti a cui tengo molto. Il mio impegno in parrocchia è assolutamente senza alcun fine se non quello di far del bene e veder crescere soprattutto i ragazzi. Anzi, con gli anni e l’esperienza, io so che sto seminando, ma i frutti si vedranno a lungo termine.
Mi piace essere “utile” giusto il tempo per tornare ad essere “servo” inutile, cioè riempire il mio tempo e lo spazio dedicato ai diversi servizi in modo che sia ben organizzato, fruttuoso e ben fatto, finché ce n’è bisogno. E sono contenta quando vedo la piena realizzazione di un percorso, come può essere quello del catechismo, che quest’anno culminerà con la festa della Prima Comunione domenica 22 maggio per me e per gli 11 ragazzi che mi sono stati affidati. Poi si chiuderà questo servizio e io, almeno per qualche mese, per il catechismo, tornerò ad essere “servo inutile”, e quella porzione di tempo la potrò impiegare per me o per altre cose.
Uso scrivere la parola volontariato fra virgolette perché considero questa mia attività non remunerata molto più di quanto non sia il volontariato fatto in un’associazione o qualcos’altro. Qui c’è di mezzo anche il buon Dio. Ne parlo quando capita, ma mi piace molto quella frase di San Francesco di Sales che dice: “Non parlare di Dio a chi non te lo chiede, ma vivi in modo che, prima o poi, te lo chieda”. Difficile, ma non impossibile. Oppure la frase che ho postato recentemente: “educare è più difficile che insegnare, perché per insegnare basta sapere, per educare bisogna essere”.
Ho scelto il notebook, che custodisce un block-notes o un quaderno, proprio perché uso i quaderni quando partecipo alle riunioni in parrocchia o agli incontri formativi, sia con gli altri collaboratori sia con le famiglie. Sui quaderni mi appunto le cose importanti che poi si traducono in attività aperte a tutta la comunità o appunti per la crescita personale. Custodire con cura e con un oggetto “che racconta” i miei valori è bello e significativo, almeno per me.
Un’altra cosa che rimane sui miei quaderni, un po’ slegata da questa storia, sono i pensieri “in brutta” che mando agli amici in occasione delle ricorrenze: compleanni, feste, matrimoni, ecc. Considero il biglietto molto più importante dell’oggetto che costituisce il regalo, e ne conservo una copia anche per me, perchè considero quanto mai vere le parole di quest’altra frase: “il pensiero è quello che conta”.
Grazie a Scritte forse riuscirò a creare questo mix mettendo i miei pensieri, la mia storia, su un oggetto, che custodirà le mie attività in favore della mia comunità.

PAROLE
servizio – gratuità – sorriso – talenti – comunità – parrocchia – impegno