LE BRACCIA SONO
LE MIE GAMBE
La Storia
La mia storia cammina per gridare al mondo che anche quando la vita ci mette duramente alla prova dobbiamo reagire.
Michele Fiscina
La vita va vissuta sempre, anche quando accade qualcosa che ci stravolge la vita, che la modifica in profondità, come è successo a me con l’incidente in cui ho perso una gamba. Sì, anche di fronte a situazioni così dobbiamo avere la capacità di darci degli obiettivi e trovare la forza di reagire.
Personalmente prima dell’incidente, nella mia vita da uomo “normale”, non avevo fatto mai sport subito dopo ho voluto mettermi in gioco e cosi ho inziato a giocare prima a sitting volley, uno sport di gruppo dove mi sono confrontato con persone che avevano le mie stesse problematiche poi ho inziato a fare handbike, uno sport che invece è individuale.
Con il sitting volley ho imparato a stare insieme, a confrontarmi, a gioire e a piangere con l’aiuto di tutta la squadra. Con l’hand bike ho dovuto capire dove arrivavo da solo, con il supporto soltanto delle mie forze fisiche e mentali. Due sport molto differenti dunque, che però mi hanno insegnato entrambi a vivere e a convivere con la mia disabilità.
Quello che vorrei far capire a tutte le persone come me, in particolare a quelle del mio amato Cilento, è che anche se si è disabili si può fare tutto, per esempio uscire di casa e mettersi in gioco, non solo nello sport ma in tutto ciò che la vita ci offre.
Come si dice dalle nostro parti, la vita è un morso e va vissuta appieno, in tutte le sue sfaccettature.
Alla classe politica invece vorrei dire invece che anche se molto è stato fatto c’è tantissimo ancora da fare, a partire dall’abbattimento di ogni tipo di barriera, da quelle fisiche e architettoniche a quelle psicologiche e mentali.
Da questo punto di vista, c’è molto da fare non solo per la politica ma anche per la società civile, insomma per noi cittadini, per le comunità, affinché tutti insieme si possano migliorare le condizioni di vita di noi disabili.